Abstract
Qual è l’interconnessione tra mente e mito?
Il mito assume oggi particolare rilievo nello studio delle scienze psicosociali e viene considerato un’importante forma primaria di conoscenza, in contrapposizione al cosiddetto progresso scientifico, che ha relegato in un ruolo di secondaria importanza le antiche narrazioni mitiche, viste come negative alterazione della realtà, ma che in effetti sono espressioni basilari dell’intelligere dell’uomo nei riguardi della realtà esterna e fonti di una donazione di senso al di là del ragionamento logico-concettuale. Perché la mitopoeia è essenziale alla salute mentale?
La mitopoiesi si muove nel territorio degli affetti, si nutre di emozioni e sentimenti. La peculiare struttura del mito consiste essenzialmente nell’immersione del pensiero nel “sentire” emozionale, inteso da Matte Blanco come radice originaria generatrice di ogni esperienza del “tutto”. E il tutto è più della somma di ogni singola parte - come la gestalt therapy insegna - pertanto, il valore del mito viene adesso rivalutato, in quanto fornisce una ricchezza di significati essenziali sull’esistenza: la vita, la sofferenza, la morte… tutti elementi su cui si basa la cultura dei popoli. Immediata e chiara, a tal proposito, la seguente metafora ideata da Rollo May per descrivere i miti come strutture che danno significato alla nostra esistenza: “I miti sono come le travi di una casa: non si vedono dall’esterno, ma costituiscono la struttura che la tiene in piedi e la rende abitabile”.
In questa prospettiva, analizzando il costrutto mitologico nell’ottica delle moderne teorie scientifiche del caos deterministico e della complessità, al convegno presenterò, con esempi tratti dalla cultura greca, una lettura originale personale gestaltica del mito come “dimensione frattale della paticità”.