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Circuiti viventi
Relazione di Daniela Lucangeli
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Abstract
Le neuroscienze hanno dimostrato che la plasticità neuronale rappresenta la facoltà del cervello di recuperarsi e ristrutturarsi (Kelly e Castellanos, 2014). Possiamo dunque affermare che il cervello è, nella sua struttura-base, praticamente identico in tutti gli individui della nostra specie diversamente le reti neuronali, cambiano in ognuno di noi in quanto epigeneticamente modulate sulla base delle informazioni che arrivano al feto e al bambino dall’ambiente (Bilbo e Schwarz; 2012).
L’organizzazione mondiale della sanità (2018) evidenzia un incremento impressionante dei disturbi del neurosviluppo che in alcuni articoli su Lancet (Grandjean, Landrigan, 2014) vengono definite come vere e proprie pandemie, disturbi della maturazione del sistema neurale.
Oggi nell’era del cambiamento non si parla più di intelligenza ma dell’intelligere, cioè di un flusso di azioni cognitive che hanno tre direzioni principali: dentro-fuori, dentro-dentro, fuori-dentro (Pons et al.2004).
Lo sviluppo della cognizione rimane strettamente correlato allo sviluppo emotivo.
Le emozioni sono connesse a scopi a lungo termine all’interno del contesto sociale e sono legate ad aree cerebrali filogeneticamente più evolute quali la corteccia prefrontale mediale (Gilead et al 2016).
Nonostante queste differenze, sia l’emozioni di base che quelle sociali hanno una componente biologica universalmente condivisa; a parte parziali sovrapposizioni, ciascuna emozione ha infatti uno specifico pattern neurale, di attivazione fisiologica e di risposta comportamentale (Nummenmaa et al, 2014; Nummenmaa & Sarimakii, 2017).
L’esperienza e la cultura di individuo possono interagire con tale predisposizione biologica universale, modulando lo sviluppo e generando differenze individuali (Cordaro et al, 2018).